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Le opere di Rita Soccio pongono un problema di stretta pertinenza della riflessione filosofica, spesso dibattuto anche in altri ambiti, dal sociologico all’antropologico a quello della comunicazione, ma è nel dominio dell’arte che il tema dell’esercizio critico, penetrante nelle maglie del reale fin dentro le spire e le trappole di un rapporto alterato con le cose e le parole, ha trovato il suo terreno di elezione. La ricerca artistica infatti ha la possibilità di sondare appieno il suo oggetto d’indagine avendo a disposizione un potenziale critico denso e intrigante che non si appella esclusivamente alla ragione ma soprtattutto al sentire, quindi profondamente incidente sui costumi, abitudini e comportamenti in generale. Una capacità critica legata alla prassi, alla sperimentazione e garantita dalla tensione propulsiva tenuta viva da un anelito di libertà sempre allertato e pronto a superare ogni stato di “minorità”. Lo stretto contatto con la realtà rende dunque l’arte più idonea a scardinare atteggiamenti convenzionali e, in gara con la filoso-fia, a giocare un ruolo critico d’avanguardia rendendo evidente e chiara la sua mission che nell’associare la pulsione anticonformista e demistificante con la capacità creativa di nuovi linguaggi e visioni del mondo, diventa forza vitale ed energia di un umanesimo che emancipa e innova. Mai come in questo tempo di crisi e di coscienze omologate, dove la pseudocultura dominante tende a diffondersi in maniera tanto subdola quanto capillare, si richiede un atto di coraggio per smascherare falsi riti e miti indotti da un sistema di condizionamenti diffusi ed endemici che penetrano nelle nostre vite dettandone scelte e comportamenti. In circostanze analoghe, quando si trattò di smarcarsi da convinzioni e credenze precostituite per abbracciare l’atteggiamento moderno, Kant invitò ad avere il coraggio di affidarsi alla “Critica”, “una sorta di libro di bordo della ragione divenuta maggiorenne nella Aufklärung”, quella nuova temperie illuministica salutata “come il passaggio dell’umanità alla maggiore età”.
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