Separando la sabbia dall’acqua
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“Affioravano chele di granchio svuotate dai predatori, vertebre di balene calcinate dal tempo, stelle di mare approdate sulla spiaggia e poi divorate dal sole, alghe delicate come filigrane d’argento…… Spuntavano o scomparivano oggetti smarriti dagli uomini. Quelli dei naviganti e quelli di naufraghi che ormai giacevano, gonfi di morte, sul fondo degli abissi. Si disegnavano sul bagnasciuga, ma solo per lampi di tempo, archetti di sale e di sabbia ad ogni rifluire dell’acqua. Luccicavano, ai raggi del sole morente, gusci di lumache marine aggrappate con tenacia a scampoli di sugheri. Vecchi brandelli di salvagente, frustri per aver mancato il loro scopo. Erano le voci del mare. Erano le molte voci del mare. E ogni tanto tra tutte risuonava più lugubre quella di un corno da nebbia per suggerire il cammino ai battelli o denunciare un ostacolo. Fischiava una boa, invisibile nella foschia, per avvertire di una secca o di uno scoglio in agguato. A volte anche le parole si comportano così”.
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