METAMORFER

20.00

Golfo di Napoli. Aria fresca, mare un po’ mosso, atmosfera sensuale.
Subito un personaggio fosco e affascinante, Raf, assetato di vendetta. Subito una splendida giornalista, Eva Nabokova. E subito un mistero.
La storia ha un ritmo mozzafiato, quasi cinematografico, e si snoda attraverso una serie di colpi di scena che si susseguono in un crescendo rossiniano fino a culminare in un pirotecnico finale a sorpresa. Ma, forse, l’aspetto più qualificante del romanzo è costituito dall’originale idea scientifica in esso suggerita: una nuova teoria evoluzionistica denominata dall’autore, che è un esperto naturalista, “plasticismo evolutivo”. Tale ipotesi, già anticipata nel 2009 e poi pubblicata in un saggio nel 2011, mette in relazione, per la prima volta, l’evoluzionismo con il mimetismo, le menti collettive degli insetti sociali (superorganismi) e la fisica quantistica (paradigma olografico di Bohm e Pribram) e si propone di conciliare evoluzionismo e creazionismo.
In sintesi, l’autore, partendo da osservazioni naturalistiche, giunge a postulare l’esistenza di una “intenzione che prende forma”, che si esplicherebbe attraverso meccanismi quantistici, e a suggerire affascinanti collegamenti con le scienze e con alcuni sistemi filosofici (neoplatonismo panteistico di Giordano Bruno).
La complessità dell’argomento, tuttavia, non appesantisce affatto la narrazione che, anzi, si snoda con una prosa divertente, leggera e, in molti tratti, umoristica.
L’autore, infatti, è riuscito a combinare, con sovrana leggerezza, affreschi paesaggistici, battute napoletane e leggende popolari, con azione, mistero, scienza e filosofia.
Finalmente un techno-thriller italiano che, per contenuti e qualità narrativa, è in grado di reggere degnamente il confronto con i capolavori del genere.

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