La rosa ed il cipresso: l’estetica bellicista di Gabriel Faure nell’Italia della Grande Guerra
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I rapporti tra la nostra pubblicistica bellica del primo conflitto mondiale (e segnatamente il De Roberto) e la letteratura odeporica sono stati oggetto di qualche analisi approfondita piuttosto recentemente, con particolare riferimento allo scrittore francese, attivo soprattutto nella “Belle Epoque”, Gabriel Auguste Faure. Quest’ultimo fu autore di storie a tematica amorosa, nonchè – e tale produzione appare comparativamente assai più conosciuta – di romanzati resoconti di viaggio che gli valsero il plauso dei suoi contemporanei di mezza Europa. Il Faure, peraltro, si concesse talune escursioni in zona di guerra nel corso del primo conflitto mondiale, forse con l’assenso delle autorità militari, escursioni che lo portarono a contatto con i monumenti e i dipinti che si trovavano nelle chiese e nei musei dei luoghi in cui si combatteva e che lo portò a fare talune riflessioni sul rapporto dialettico tra arte e guerra. Come si dipanino e si districhino le connessioni tra tutti questi soggetti critici, è appunto oggetto del presente studio.
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