Il Crudo Sasso – eremi francescani della montagna picena

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«…nel crudo sasso intra Tevero e Arno / da Cristo prese l’ultimo sigillo, / che le sue membra due anni portarno»
Dante Alighieri, Commedia (Paradiso-XI). In questo verso del Canto XI del Paradiso Dante volle descrivere le rupi della montagna della Verna, in Casentino, nei cui anfratti amava nascondersi San Francesco d’Assisi. Il Poeta, magistralmente, riesce a tratteggiare, con poche memorabili pennellate, la natura profonda ed essenziale di tutto l’Appennino. Montagne dell’Appennino, misterioso e mutevole. Seppur diffusamente umanizzato dai molti popoli che nei millenni l’hanno abitato, lasciandovi impresse profonde tracce del loro passaggio, esso si mostra sempre aspro e labirintico; irriducibile ad ogni scontato cliché del turismo neoromantico. Altre montagne, più imponenti, come le Alpi, possono apparire maestose alla vista, abbacinanti di nevi e di ghiacci, seducenti ed idilliache, oppure severe, tremende ed irraggiungibili, ma solo l’Appennino, nel profondo, è davvero selvaggio. Regno della solitudine; dedalo inestricabile di nude rocce (il crudo sasso), boschi ed acque impetuose. Acque spesso celate nel ventre ipogeo della montagna che però, inaspettatamente, risorgono dalle fratture della roccia, esumate dall’erosione di forre e valloni, scoscesi e impercorribili. Una natura forte, eppure maternamente accogliente per quell’umanità che in ogni tempo cercò il nascondimento, per sfuggire alla violenza dell’eterno potere, religioso, civile o politico. In questo libro si parla di alcuni di questi luoghi in cui la vicenda umana si è intimamente mescolata con la natura della montagna appenninica, con il suo paesaggio. I luoghi della segregazione eremitica dei primi seguaci di Francesco, nell’Appennino marchigiano. Nella solitudine della montagna picena, essi tentarono di rimanere fedeli a quella via della totale povertà, indicata loro dal maestro, ma resa impervia dal dominio religioso dell’epoca. Luoghi in cui la natura in gran parte integra e la lettura dei segni dell’ambiente, ci permettono un singolare viaggio nel tempo e nel paesaggio delle nostre montagne, sempre mutevole eppure perennemente uguale a se stesso. Sono illustrati, con testi e fotografie, gli eremi esistenti tra le pieghe appenniniche dell’alto maceratese compreso tra i Sibillini nord orientali, gli altopiani plestini (e il monte Pennino) e le alte valli dei fiumi Chienti e Potenza. Si tratta degli eremi di Soffiano, della Grotta dei Frati, dello scomparso eremo di Buggero; della grotta di San Francesco sul monte San Vicino; della grotta del beatoBernardo e della grotta di Sant’Angelo di Bagnara. Si parla anche degli ambienti in cui tali luoghi si collocano, per approfondire e conoscere le loro particolari caratteristiche naturali: la forra del torrente Fiastrone e il suo corso alto montano; le Lame Rosse, peculiare fenomeno geologico; l’altopiano di Monte Lago regno delle acque scomparse. Si discute anche dello speciale legame del francescanesimo degli inizi con la natura e in particolare con “sor’acqua”, con l’invito a riflettere sul grande dono che la montagna sta facendo, da tempo, a tutti noi.

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