Attività amministrativa della Pubblica Amministrazione e attività amministrativa dei privati: atto e negozio, bene pubblico e demanio

L’opera nasce dall’esigenza posta dall’incancrenito problema della distanza tra  elettore-eletto, spesso determinata dall’incompetenza di quest’ultimo. Una Pubblica Amministrazione che oggi subisce un carico di ricorsi amministrativi altissimo ed ha, “quasi istituzionalizzato” la figura dell’ assesorato al contenzioso, è emblematica dell’impreparazione dei politici prima e degli amministratori poi. Impreparazione che apre ad atteggiamenti sbagliati nei confronti della res publica, gestita come proprio personalissimo oggetto e col rischio di aprire le porte a mafie, connivenze, corruttele. A tale stato di cose il testo prova a contrapporre la promozione di un’etica delle competenze che possa conformare l’agire degli amministratori ai fini sociali, vieppiù gli amministratori degli Enti Locali che, il principio di sussidiarietà pone in rapporto di direttissima prossimità con gli amministrati. Amministrare non è farsi chiamare sindaco, assessore, presidente, consigliere e passeggiare impettiti sul proprio territorio, promettendo ed illudendo, ingannando e recando cosìvulnus all’immagine della politica. Amministrare è saper saper fare, saper essere, ordinare le idee, coordinare la lingua e gli scritti alle esigenze concrete del vivere civile. Tutto questo alla luce degli intendimenti e del portato culturale della riforma, ampiamente trattata nel testo, che innova il sistema autoritativo previgente, anzi lo sconvolge, mutando il diritto principe dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadino dal pubblico al privato, determinando uno spostamento essenziale della concettualizzazione stessa del diritto amministrativo.