E’ quasi giorno
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A distanza di cinque anni dalla sua prima raccolta “Come acqua che scorre”, Laura Belbusti ci fa di nuovo venire in contatto con il suo mondo poetico, dando alle stampe, questa agile e ricca plaquette: agile nel formato, ma ricca di contenuti, chè l’autrice, come nella prima silloge, alterna i versi con immagini artistiche gradevoli ed evocatrici, come evocatore è il titolo della raccolta che ci fa pensare al momento più vicino alla ricomparsa della luce, dopo il buio della notte, quindi alla speranza, potente arma di difesa, per noi umani, nei confronti di una vita che non sempre si prospetta come vorremmo. Tutavia per l’autrice vale il motto di Charles Peguy, il quale sosteneva che “La migliore difesa non è l’attacco, ma la creazione quando si può…” e Laura non si stanca di creare, trova nel fare artistico la sua cifra esistenziale: negli anni ha coltivato con tenacia la sua passione per l’arte, perfezionando i suoi studi sul cinema, ma non trascurando musica e teatro, in cerca di un affinamento continuo del sentire. Leggere i versi gentili di Laura è come oltrepassare la soglia di casa sua e vedersi accogliere dal suo sorriso quieto e fermo, dai suoi modi affabili, anche nei momenti in cui, forse, al sorriso vorrebbe rinunciare. La sua poesia è intima, a volta sgorga come un libero flusso di coscienza e, in fondo, ci apre la porta del suo cuore, come sanno fare solo i poeti, che sanno “stendere” la loro anima ai teneri raggi del primo sole del mattino. Le illustrazioni che accompagnano le pagine poetiche ne costituiscono un degnissimo corollario: semplici, di gusto, immediate, come le parole di Laura, che, schernendosi, tempo fa, definiva questa silloge come un’ opera minore. Mi permetto di dissentire: se la poesia ci suscita emozioni, non esistendo “emozioni minori”, non può esistere una poesia minore.
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