Riscoprire Monte Isola a Milano

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La storia del ritrovamento del più antico affresco del Lago di Iseo nel monastero di San Maurizio Maggiore a Milano. Note sulla presenza di Leonardo da Vinci sul Sebino.

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2 recensioni per Riscoprire Monte Isola a Milano

  1. Valutato 3 su 5

    Gianpaolo Tirale

    Una ricerca storica di Gianpaolo Tirale , recensione del 5 novembre 2014 di Luca Quaresimini

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    Riscoprire Montisola a Milano

    di Luca Quaresmini – 5 novembre 2014

    Scritto con grande entusiasmo da Gianpaolo Tirale, il libro “Riscoprire Monte Isola a Milano” reca in sé il fascino dell’impronta pittorica impressa attraverso la raffigurazione armonica della caratteristica località del Sebino, specificata nel titolo stesso della pubblicazione, su quella parte di affresco che è custodita nel monastero di San Maurizio Maggiore a Milano, in aderenza al muro divisorio dell’aula delle monache, che, essendo un’opera prima attribuita a Leonardo da Vinci (1452 – 1519) e poi a Bernardino Luini (1481 ca – 1532), attesta implicitamente l’attenzione di uno fra i due artisti rinascimentali verso quello scorcio bresciano documentato nel modo stesso in cui lo scenario era apparso, alla vista dell’autore, rappresentato.

    Da un lato, la possibile immagine riproducente una pittoresca porzione del territorio montisolano, nella sua più antica forma visiva, implicita alla trama costitutiva di un’artistica trasposizione, dall’altro, il fascino di alcuni riscontri storici che si riconducono anche a Leonardo da Vinci ed alla sua scuola, per dettagliarne la presumibile presenza in quella medesima contestualizzazione, confacente il lago d’Iseo, con la sua maggior isola che si erge mastodontica, in una imponente ed in una caratterizzante ubicazione.

    Una localizzazione pure percepibile in un comprovato risalto grazie al riferimento geografico promanante dai contorni pittorici di quell’isola, invece più piccola, presente nel medesimo affresco, che risulta calzante alla rappresentazione insulare della località situata fra la costa bresciana e quella della vicina Monte Isola. Si tratta dell’isola di Loreto, nella sua folta estensione pianeggiante, coincidente con quell’esiguo lembo di terra che pare un piccolo frammento, rispetto al complesso montuoso troneggiante tutto intorno, lungo il panorama del prospiciente sfondo da cui il suo approdo si differenzia, nella solitaria miniatura del naturale isolamento che vi alberga.

    Il raffronto, fra l’opera in questione ed il contenuto della sua corrispondente geografia d’individuazione, è, fra l’altro, argomentato da Gianpaolo Tirale, nello scrivere che: “Ci siamo recati di persona in tale luogo sulla costa Bresciana di fronte all’isola di Loreto, tra Marone e Sale Marasino. Siamo andati in quel punto e ci siamo ritrovati, con sorpresa, sopra i resti di una domus romana dei primi secoli dopo Cristo. Sorprende lo straordinario primo piano dell’isola di Loreto che è il soggetto focale primario del dipinto. A poca distanza dalla domus romana esisteva, ed esiste tuttora, la chiesa di San Pietro a Marone. Salendo al piazzale della chiesa, posto su un erto colle elevato a terrazza sul lago, si gode una vista panoramica che abbraccia con un sol sguardo tutto il bacino del Sebino. Guardando nuovamente l’affresco, notiamo il profilo piramidale di Monte Isola che s’inerpica scosceso dalla parte Bresciana, mentre è visibilmente degradante dalla parte rivolta verso la riva Bergamasca. Il picco di Monte Isola mostra la caratteristica forma a cappuccio data dalla presenza di un gran lastrone di dolomite posto in cima al monte e della Chiesa della Madonna della Ceriola, esattamente com’è nella realtà”.

    Riscoprire MontisolaPer le edizioni “Simple”, le pagine illustrate del libro sviluppano il riflesso delle emozioni ed il contributo delle informazioni, riferite tanto alle fasi circostanziate, avvicendatesi sul posto attorno alla dinamica del sorprendente riconoscimento dei termini espliciti del lavoro artistico, quanto connesse ai concatenati estremi dello studio improntato invece agli approfondimenti ad esso attinenti, per dare sostanza e riscontro logico a quanto si interseca con la natura degli aspetti concernenti il medesimo manufatto pittorico, in un ambito pervaso da quegli interessanti elementi che ne amplificano un interessante livello di ricaduta, culturalmente desumibile nel peregrinante apporto dell’arte di stampo leonardesco, per una certa parte, ispirata al luogo, in un silente affresco.

    In un brumoso cono di veduta lacustre, un’isola conica si innalza nella spazialità dimensionale, intercorrente fra i tratti d’insieme ed i colori affrescati, per delineare una presumibile riproduzione figurativa di Monte Isola, nel modo in cui, la medesima geografia, da una certa prospettiva, potrebbe rivelarsi tuttora tale e quale, con le ovvie mutazioni che, nel subentrato andare del tempo, vi si sono inevitabilmente innestate, mantenendo i profili naturali secondo quella sommaria similarità riscontrabile in ordine a quanto, nel manufatto pittorico, vi permane.

    Una sintesi paesaggistica concorre, nella più vasta complessità dell’opera, ad integrare una decorativa ed una narrante rappresentazione realista, nella attestazione della mano dell’artista documentabile in una certa dimestichezza con la scena del luogo, da cui ne discende la supposizione di una possibile frequentazione, sperimentata e poi manifestata, nel prodotto concreto della conseguente emanazione dell’intervento pittorico, elaborato nella compiuta scelta affreschista.

    A tal proposito, scrive, fra l’altro, Gianpaolo Tirale nella presentazione del suo libro: “Credo che, se ho potuto riconoscere il Sebino nell’affresco a San Maurizio, molti altri prima di me, in cinquecento anni di storia, avrebbero potuto farlo. Ma l’uomo tende sempre a complicare le cose e diventa incapace di riconoscere la semplicità”.

    Se l’anno 1509 è presentato dall’autore come l’arco temporale durante il quale l’affresco, di circa due metri per ottanta centimetri, ha avuto la luce, la stessa data pare sia la medesima in capo alla realizzazione di una mappa, disegnata da Leonardo da Vinci, nella quale si trova dettagliato il territorio sebino e camuno, dettagliato in un contestuale ritratto toponomastico vinciano.

    Un documento, conservato in Inghilterra nella raccolta reale britannica, presso il Castello di Windsor, che, ancora secondo l’autore, rivela “un Leonardo da Vinci attento al linguaggio e ai costumi della Valle Camonica, modi assai lontani da quelli comodi dei salotti delle corti e delle Signorie che per diciassette anni aveva sopportato”.

    Erano questi gli anni, a cavallo fra il Quindicesimo ed il Sedicesimo secolo, delle sue intense collaborazioni con le corti del tempo a Milano, a Venezia ed a Firenze, mentre un attento incontro con le aree valligiane di Brescia e di Bergamo avviene nel 1509 nell’ambito di alcuni studi geologici condotti in loco, dei quali ne rimane la sottoscritta testimonianza nel “foglio Windsor 12674 recto rilievo geografico della Val Camonica e nel foglio 12673 per le Valli Bergamasche e Bresciane”.

    Il raffronto, fra quanto emerge dalle esaminate mappe geografiche e dall’espressività insita invece nella citata figurazione dell’affresco di San Maurizio Maggiore a Milano, fanno collimare, per l’autore, l’avanzata ipotesi di una possibile stesura da parte dell’illustre artista toscano anche del disegno preparatorio di quanto raffigurato nell’accennata opera pittorica, secondo un abbinamento d’ingegno che si presta alla lettura secondo la quale “mentre la mappa offre un dettagliato numero di informazioni geografiche, l’affresco svela il panorama e racconta dove si svolgono gli eventi”.

    Eventi nei quali, fra l’altro, “Milano e Venezia si confrontavano senza sosta e Luigi XII, re di Francia, preparava le sue mosse per l’invasione d’Italia”, mentre, ancora scorrendo le pagine del libro “Riscoprire Monte Isola a Milano”, in relazione a quella stessa epoca, si appura che “il vedutista che ritrasse l’affresco, qualsiasi egli sia e Leonardo da Vinci, non poterono che incontrarsi”, in quel modo in cui un pezzo di storia, affidata all’arte, si è rivelato funzionale a lambire quei singolari frangenti, catturandoli dalla loro stessa inesausta fase transitoria, avvinta ai propri peculiari avvenimenti.

  2. Valutato 3 su 5

    Gianpaolo Tirale

    In quanto autore ritengo interessante la recensione di Luca Quaresimini che tanto approfonditamente ha voluto commentare Riscoprire Monte isola a Milano

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