Kafka: ogni riferimento a fatti o persone reali, me compreso, è fittizio o puramente casuale

9.50

“Non voglio chiarire quello che neanche per me è chiaro e si situa in una specie di ambigua penombra, in cui la sfera personale e quella sociale si intrecciano e si confondono: la realtà, forse, supera l’immaginazione, tanto per usare un’espressione abusata, e l’immaginazione sembra creare una realtà. Per questo ho scelto, per la copertina, una famosa immagine di Magritte, con la scritta “Ceci n’est pas une pipe”: infatti la pipa dipinta, anche se è una riproduzione fedele e minuziosamente dettagliata dell’oggetto originale, non è, e non sarà mai, una pipa reale.” Si tratta di una conversazione tra uno psichiatra e un suo potenziale cliente; il lungo e inverosimile racconto, che il paziente fa della sua vicenda, può essere interpretato come il delirio di un paranoico, ma non si esclude l’ipotesi che, dietro le sue parole, si celi un’inquietante realtà. Il paziente poi, una persona colta e intelligente, parla della sua autoanalisi e dei metodi, di cui si serve per farla; alle interpretazioni psicanalitiche si alternano riflessioni a sfondo religioso; però, traspare anche il tema del destino e della sua ineluttabilità. Chiude l’opera un commiato, un’accorata e sentita preghiera.

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