Il Principe e il contadino

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Ambientato in un paese della Sicilia nordorientale (San Marco d’Alunzio, durante il periodo dell’“avventura italica” dei Normanni), il racconto si snoda con sveltezza attraverso le tante stazioni di approfondimento che l’autore si concede in un gioco di specchi, ribadendo il proprio assoluto dominio sulla materia. Il disciplinato sguardo sui fatti visualizza subito il corteo regale della regina Adelasia e del figlioletto Ruggero d’Altavilla che sale lungo i tortuosi tornanti alla volta di San Marco che spalanca agli illustri ospiti i vicoli, le grandiose chiese, l’imponente maniero. E qui la trama si articola sull’incontro del nobile fanciullo con il piccolo popolano Ribaudo Calogero, il cui nome nasconde tutta la sua “malandrinesca semantica”. Ultimo di dieci fratelli, cui è costretto ad ubbidire, Calogero conosce la sua libertà nel cacciare serpenti e nello scorrazzare per le campagne. Non hanno segreti per lui quei luoghi, neppure il sotterraneo camminamento che porta lontano dal castello. Il fugace rapporto che lo lega al giovane principe, nonostante la condizione sociale e i linguaggi diversi, sarà destinato a lasciare in entrambi un’impronta indelebile.

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